mercoledì 12 ottobre 2016

... dall'aspettativa all'attesa

Ricomincio da qui, da un pensiero di getto, che non voglio nemmeno a stare troppo a "comporre", ma che voglio segnarmi, perché è solo ciò che emerge dalla superficie dell'acqua che salta agli occhi.

Nella mia vita in questo momento c'è spazio, il tempo dell'essere mamma con tutta me stessa è già passato, sempre di più mi rendo conto che la vita che ho dato alla luce è altro da me, che ha una dimensione propria, che sempre più va verso una forma di autonomia, e che un giorno aprirò gli occhi e lei mi chiederà le chiavi di casa, ritarderà sull'orario concordato e sbufferà quando tenterò di sgridarla.

Certo, lo so, adesso ha appena 6 anni (anzi, nemmeno ancora compiuti) ma sempre più mi è chiaro che la direzione è quella, e che io posso e devo cercare una dimensione mia, che vada a riequilibrare questa nostra relazione.

Ora, l'osservazione è questa: nel cercare questa mia nuova personalissima dimensione, mi sono accorta a un certo punto che stavo vivendo in uno stato di perenne aspettativa, in cui mancava totalmente la disponibilità a cogliere le cose, perché tutto ciò che vivevo era intriso di una proiezione immaginativa, che non lasciava spazio all'ascolto; e quindi mi sono chiesta uno spostamento, dall'aspettativa all'attesa.

Sembra un gioco di parole, ma non lo è, è proprio uno stato interiore diverso: nell'attesa c'è osservazione, c'è spazio per comprendere e per imparare da ciò che si vede. Non è che nell'attesa manchino le ansie, o i facili scivoloni verso l'aspettativa, ma anche quelli diventano, con il richiamo all'attesa, una fonte di osservazione, da cui ripartire per capire, per capirsi, per rilanciare, per imparare dagli errori.

giovedì 30 giugno 2016

ops... mi è tornata la voglia di scrivere!!!

Si, perché a volte riesco a mettere in fila i pensieri e mi accorgo che se condivido questi momenti di chiarezza acquisiscono profondità, se li scrivo si ordinano ancora di più e se poi li posso andare a rileggere diventano come i sassolini di Pollicino, e mi indicano la strada...



venerdì 28 febbraio 2014

parole, parole, parole!!!






Qualche tempo fa parlando con la Fagottona (che ora ha 3 anni) le raccontavo le sue prime "parole" e le ho detto che per dire acqua diceva "ta" e lei mi ha detto "no mamma, dicevo tazza"!!! 
Ed ecco che mi ha dimostrato che davvero ogni loro suono ha un senso!


L'altro giorno invece mi ha sorpresa con questo dialogo:
Io: "cosa stavi facendo di nascosto?"
Lei: "la cera"
Io: "ah, ma la stavi mangiando?"
Lei: "no mamma, bricioline"
Io: "ma lo sai che a me non mi piace tanto che tu faccia le bricioline?"
Lei: "eh mamma... Ma tu non mi vedevi!"

Di certo anche qui non fa una piega ;)

Bene, detto questo, credo che chiuderò il blog, o almeno, è molto probabile che ciò accada... Scusatemi se me ne esco così, senza capo né coda, ma è già da qualche mese che mi sento un po' in crisi, stretta tra il senso di dover esserci e la poca motivazione... faccio fatica a restare collegata agli altri blog, che ho sempre seguito con passione, ed anche quando desidero troppo condividere qualcosa ci metto una vita a decidermi a farlo.
Forse non mi è più chiaro perché scrivo, e probabilmente è anche un po' normale che ciò accada: ciò che non cresce, deperisce...

Forse sono solo parole, parole, parole... ma sento che sto un po' perdendo il senso e non posso pensare di fare oltre.

Tra l'altro a dire il vero nella mia vita stanno accadendo cose belle ed importanti, che non so se si concretizzeranno facilmente, ma almeno nascono dei progetti, idee e desideri che, da dopo la nascita della mia piccolina si erano come fatti da parte, per lasciare il posto alla maternità bellissima.

Quindi non lo so, per ora mi fermo qui, ed anche se non escludo di tornarci in futuro, sento comunque di aver bisogno di mettere un piccolo punto, per non lasciare che tutte queste parole sfumino in un meraviglioso nulla.

Un abbraccio e un grazie forte a tutti coloro che sono stati a trovarmi su queste pagine!

lunedì 24 febbraio 2014

una questione di tempo


In questi giorni spesso mi ritrovo a riflettere su questo: è tutta una questione di tempo (lo so) e non parlo del tempo esteriore, quello che viene dettato dalla società, dalle abitudini e dalle cose da fare, ma parlo del tempo interiore, quello che mia figlia da quando è nata sta cercando (senza saperlo) di insegnarmi.

Un esempio classico è questo: dobbiamo uscire, entro le 9 massimo dobbiamo assolutamente essere fuori di casa sennò non arriviamo in tempo al nido e lei, mentre io le infilo a forza giacca e scarpe, mi salta addosso per giocare, si gira a fare altro, decide che assolutamente senza quella determinata cosa (che non ho idea di dove possa essere) lei non può uscire di casa.

Ed io? Io sclero!!! Ebbene si, io che parto già da uno stato d'ansia perché le cose da fare sono sempre più di quelle che il tempo ci concede, invece che "essere lì con lei qui ed ora", grido come il Bianconiglio impazzito: "è tardi! è tardi!".
Risultato: io mi stresso e la stresso, lei comunque non capisce, e ovviamente continua a non collaborare.

Insomma, ma come si fa a far quadrare il cerchio?
Come è possibile far si che lei capisca le esigenze del mio tempo ed io accetti e soddisfi il suo?

Perché alla fine lo so che comunque di solito l'ho vinta io, ma in tutto questo strattonarsi l'un l'altra nel proprio mondo sto cercando di vedere dov'è l'aspetto educativo ed invece vedo solo un gran condizionamento da parte mia.

Mi spiego meglio, altro esempio sul sonno: un bambino educato con metodo Estivill probabilmente sarà un bambino che dorme tutta la notte di fila, non disturba i genitori, ed anche quando è malato se ne sta buono buono nel suo lettino... certo, poi forse sarà anche un bambino sfiduciato, con difficoltà a comunicare e a fidarsi del mondo, ma questo si vedrà solo in futuro forse, e probabilmente visto che siamo immersi nella società dell'efficienza, forse non si noterà nemmeno poi così tanto la differenza.
Un bambino così, però, così ben ammaestrato in relazione al sonno, non avrà raggiunto la sua autonomia perché ha sviluppato una consapevolezza di sé, ma semplicemente sarà il frutto di un condizionamento efficace.
E l'educazione al sonno invece cos'è?
Come possiamo riuscire a rinunciare almeno in parte ai nostri bisogni ed affidarci al tempo ed ai bisogni dei nostri figli?

Non dormo bene da un mese e mezzo ormai: LuciaEva è felice di avere la sua stanza, ma lei (che non è mai stata una dormigliona) in questo passaggio di autonomia ha ancora più bisogno della mia presenza e ogni volta che si sveglia mi chiama... risultato, io faccio avanti e indietro in media 4 o 5 volte a notte. Ma sono felice così, sono felice che lei sappia che ogni volta che ha bisogno di me io ci sono e che la gioia più grande per me è essere lì per lei.

La stessa cosa vale per le cose da fare: le cose da fare ci sono, sono tante e richiedono un giusto grado di efficacia, ma per una volta posso anche cercare di individuare un tempo un po' più interiore, meno condizionato e condizionante e fregarmene di tutto, perché questo momento con mia figlia, che vuole abbracciarmi e saltarmi addosso invece che infilarsi la giacca, nessuno me lo ridarà indietro e soprattutto nessuno lo renderà a lei.

E tutto sommato, se io sono l'adulto e lei il bambino, non è trasmettendole l'ansia del tempo che le dono un modello positivo a cui affidarsi, ma è mostrandole che posso contenere sia il mio tempo che il suo, posso mediare e armonizzare sia le mie esigenze che le sue, posso essere sia mamma che donna e lasciarle a lei lo spazio sia per dipendere da noi che per sviluppare autonomia ed indipendenza, nel pieno rispetto dei suoi tempi e modi.

giovedì 20 febbraio 2014

piccola intervista...



Tre mesi fa mi è arrivata la mail di Simona, che aveva da poco lanciato il portale CiaoMamme... Simona è una mamma blogger del sito "una mamma in più", che ha avuto questa generosissima idea di dedicare una sezione del sito Ciao Mamme alle mamme blogger, una sezione in cui ci presenta alle sue lettrici con una breve intervista.

Le ho subito risposto con entusiasmo di si, poi mi sono dimenticata a lungo di rispondere (scusami Simona, manco fossi una super manager di una multinazionale), e quando poi mi sono ricordata in un solo mese (sono lenta, lo so!) sono riuscita a passare dalle parole ai fatti!

Ecco ora (ovvero due settimane fa.. l'ho detto, sono lenta!) Simona ha pubblicato la mia intervista e, non ci crederete, ma solo oggi mi sono ricordata di farne un post sul blog (insomma, è un periodo complesso, ed il blog ne risente).

Volevo quindi ringraziare di cuore Simona, e poi invitarvi a leggere il suo blog ed il suo sito (i link sono sopra), oltre che, naturalmente, la mia intervista, che trovate qui.


martedì 4 febbraio 2014

le lettere smerigliate

A un certo punto, ero così affascinata dalle lettere smerigliate, che ho pensato di prenderle alla mia bimba...

Inizialmente il suo interesse è stato pari a zero, quindi io non l'ho assolutamente forzata, ed ho semplicemente lasciato che questo strumento rimanesse a sua disposizione su uno scaffale. Poi lei ha iniziato a giocarci a modo suo (cosa che le ho lasciato assolutamente fare) e quando mi sono accorta che potevo "inserirmi" ho iniziato a mostrargliele.


Da una volta all'altra sono passati giorni (a volte anche mesi!) finché non mi è sembrato che il suo interesse e la familiarità verso l'oggetto divenissero maggiori.

Le lettere restano a sua disposizione, e quando lei desidera giocarci le prendiamo, non voglio ottenere nulla di speciale dalla mia bambina, ma semplicemente mettere a disposizione per lei degli oggetti che la sostengano nei suoi interessi e nelle sue passioni, permettendole di affinare le sue abilità e competenze.

Qui sotto vi riporto i miei appunti sulla lezione che ho ricevuto, sperando possano essere utili a chi ne è interessato.

Lo studio delle lettere per la Montessori inizia dai 3 anni e mezzo e parte con le vocali, che vengono usate per prime perché hanno un suono puro, mentre le consonanti devono essere accostate ad una vocale per  avere un suono buono da poter sentire.

Posso presentare l'attività mostrando la prima vocale: con la mano sinistra tengo ferma la lettera e con due dita della mano destra (indice e medio) la percorro seguendo il medesimo movimento che farei per scriverla e pronunciandone il nome (ovvero emettendo il suo suono); prendo  poi una seconda lettera e ripeto l'esercizio.

A questo punto eseguo la lezione dei tre tempi (di cui ho parlato qui), ovvero, dopo aver definito il nome corretto di entrambe le lettere, chiedo al bambino di porgermene prima una e poi l'altra e successivamente le mischio e chiedo "come si chiama questa? e questa?".

Dopo qualche giorno ripresento le stesse lettere.
Ogni volta posso presentare tre lettere alla volta, finché sono conosciute e quando ne aggiungo una nuova tolgo la prima che gli avevo mostrato, tenendone sempre due che conosce.

Dopo aver studiato le vocali posso passare alle consonanti, e dopo un paio di mesi che ho presentato le lettere posso associare consonanti e vocali.

Studiando le lettere con i nostri bimbi scopriremo che non è necessario che gliele insegniamo tutte, dopo averne viste una decina loro iniziano ad apprenderle da soli.

P.S.
Nell'immagine che potete vedere stiamo studiando contemporaneamente il corsivo e lo stampatello, questa è stata una mia scelta (di prendere entrambi i caratteri), ed il fatto di presentarle insieme mi è stato suggerito dalla straordinaria donna che mi ha mostrato come usarle.

giovedì 23 gennaio 2014

tempo di crescita

Continuano ad accadere cose importanti, preziose, vicine e lontane!



Il 16 gennaio la mia cucciola ha compiuto tre anni ed il 12 ha iniziato a dormire nella sua stanzetta: ad un anno esatto dalla fine dell'allattamento un nuovo ciclo si è chiuso e maggiori spazi (interiori ed esteriori) si sono affacciati alla nostra vita... quando si dice la ricorrenza!!!

Ma la riflessione che volevo portare era un'altra: qualche giorno prima di preparare la sua stanza (lettino ancora da comprare e studio da sgomberare) stavo parlando con una mia cara amica delle sue paure e del fatto che volevo iniziare a farle la sua stanza e lei, come è logico pensare mi ha detto "ma proprio adesso che è così scossa forse non è il momento, no?".
Si, è vero ho pensato io, ma poi mi son detta: e se fosse invece proprio il momento giusto?
Il momento di darle la possibilità di misurarsi con le sue forze, di dimostrarle una fondata fiducia delle sue capacità e di credere in lei?

Naturalmente nel prepararle il suo spazio io non mi aspettavo che da subito ci dormisse e invece, la notte stessa l'ha voluta passare lì.
Ed altrettanto naturalmente devo dire che sono risvegliati i numerosi risvegli notturni, con mia conseguente perdita totale di sonno :/ visto che passo buona parte della notte avanti e indietro da quella bianca poltrona.

Insomma, volevo dire che tutto questo va bene, anche se io sembro uno zombie e tutti non fanno altro che dirmi "ti vedo stanca", anche se nella prima settimana ha bagnato il letto 4 volte, ed anche se era così bello prima dormire tutti insieme, che adesso ancora io stessa mi devo abituare a non essere più presa a calci dai suoi piedini da bisonte per tutta la notte.

Tutto va bene perché grazie a tutto questo sto imprando che rilanciare (con la giusta cura e sensibilità al non fare strappi dolorosi al forte muscolo dell'emozione), proprio quando vorresti chiuderti a riccio, spesso è la vera occasione per superare quella cosa che sembra così grande e così difficile da affrontare.

Rilanciare ti permette di accedere a nuove infinite risorse interiori, ti permette di vederti nuovo ed in questo rinnovato sguardo di dona la possibilità di trovare soluzioni geniali, vere e proprie vie diagonali che ti insegnano a gestire le cose.




venerdì 10 gennaio 2014

l'epifania del pattinaggio sul ghiaccio

Aiuto,  non riesco più a scrivere, e meno scrivo più il tempo scorre veloce e inesorabile... ma adesso mi fermo un attimo e metto giù due parole, perché è una cosa importante, che volevo condividere!



Qualche giorno fa siamo stati sulla pista di pattinaggio sul ghiaccio, era da due settimane che la piccola mi chiedeva di andarci, prima avevo rinviato il momento all'inizio delle vacanze, poi lei si era ammalata, poi era guarita lei e mi ero ammalata io.. insomma, il 6 gennaio (giorno dell'epifania o Befana, che dir si voglia) era proprio l'ultimo giorno in cui la pista era aperta, quindi: o ora o mai più!

Bene, è stata un'esperienza incredibile per me, perché (io a piedi e lei nei pattini) ci siamo divertite moltissimo, ma così tanto che - per la prima volta nella mia breve vita da mamma - ho avuto una vera e propria epifania: non le ho mai detto brava!
Sembrerà una cosa da nulla, ma per me è stato uno specchio strabiliante: io non avevo bisogno di gratificarla e di lodarla, e non perché non fosse brava (se poi a tre anni si può dir brava lo stare in pseudo equilibrio sui pattini e fare gran scivoloni ridarelli), ma perché ero con lei, ridevo con lei, mi divertivo molto, mi eccitavo e mi rilassavo nel vivere quel momento, quell'azione.
Ed allora mi sono accorta che spesso i miei inutili "bravo" non sono altro che gratificazioni che partono fuori per sedarmi e rassicurarmi del fatto che va tutto bene, ma in realtà io sono distratta in quel momento, magari è un pensiero lontano, magari è il cellulare in mano oppure il fastidio per una zanzara di passaggio.... Sono una forma d'ansia nascosta, che placa la mia insicurezza e cerca così di infondere nell'altro una fiducia in sé, che a ben vedere è più una toppa che non una solida colonna portante.

I nostri bambini ci chiedono si esserci, punto e basta.
Ci chiedono di partecipare, di essere integralmente con loro e di restare neutri, e questa empatia vale molto più che tutte le piccole o grandi gratificazioni esteriori che possiamo dar loro.

lunedì 30 dicembre 2013

la gestione della paura


Oggi abbiamo fatto un importante passo sulla gestione della paura: abbiamo visto qualche minuto di Peppa Pig, da YouTube, sul mio cellulare.. Evviva!!!
Visto che la TV la terrorizza ed i suoni anche le ho proposto di fare così, io mi guardavo Peppa Pig sul cellulare senza audio, e lei stava in braccio a me, senza guardare e... per la prima volta da un mese e mezzo ormai di rifiuto totale, mi ha detto SI...
Che tenerezza vedere la lotta degli io dentro di lei, una parte che desidera e una parte che teme, che si fronteggiano, alternandosi al potere e lasciandola agitata e irrequieta.

Dopo pochi istanti che avevo acceso il filmato, con il suo volto nascosto nel mio petto, si è girata anche lei per guardare e mi ha chiesto di mettere i suoni. E' stata avvinghiata a me tutto il tempo, ed io dovevo tenere sempre in mano il cellulare (con relativo crampo di lì a poco!), perché se lo appoggiavo scoppiava a piangere spaventata.
Dopo un po' mi ha chiesto di vedere anche i Barbapapà, ma è stato un vero fallimento, perché si è subito spaventata vedendo una puntata dove cantavano "happy birthday" a non so chi, mi ha fatto spegnere tutto e poi è andata avanti non so quanto a gridare, arrabbiarsi per tutto e nulla e non riuscivamo più a trovare pace.

Alla fine sono riuscita a calmarla leggendole un libro bellissimo che le abbiamo regalato per Natale.

Anche se è rimasta nervosa ed irritabile, fino a che si è addormentata, ed anche se in certi momenti mi sono detta che avevo forzato un po' la mano, sono felice, e sono certa d'aver fatto con lei un passo importante: un nuovo semino verso la normalizzazione, che ha iniziato a nutrire il desiderio, per renderlo più grande della paura.

A questo pensavo in questi giorni di festa: che l'Amore [che nutre il desiderio] tutto può, e che più che ogni altra cosa, è grazie al desiderio che possiamo affrontare i nostri limiti e donarci la possibilità di crescere.

martedì 24 dicembre 2013

spazio vuoto e capacità di contenimento

Stamattina ho incontrato la psicologa: invece che parlare delle paure della cucciola abbiamo parlato di me, nell'idea di comprendere quale é la mia posizione nella vita e mettere a fuoco come io posso essere un territorio, come posso radicarmi e quindi un sostegno per lei.



Alla fine le ho mostrato il disegno e lei mi ha detto che non ci sono cose importanti da segnalarmi, e che prima di lavorare sul significato dei segni è importante lavorare sulla mia capacità di contenimento: il mondo dei suoni rispecchia la sfera emotiva, ciò che entra in noi e che ci condiziona e trasforma. LuciaEva è in un momento di passaggio, in cui sta imparando a definire se stessa: cosa è in lei e cosa è fuori di lei. I suoni sono la sfera emotiva, qualcosa che la invade senza che lei abbia la misura del controllo, ed è quindi importante per lei comprendere quale è il suo potere rispetto ciò che la tocca.

Quindi, conteniamo e normalizziamo, alla ricerca di un po' di serenità e di autenticità per tutti...
e Buon Natale!


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