Mi sono ripetuta questa frase varie volta nella testa in questi giorni, in modo sottile, senza rendermene conto, fino a che non me la sono sentita dire (sempre in testa) ed ho capito che stonava!
Ma cosa stonava?
L'impegno c'è, ed è innegabile che sia grande, importante e bellissimo per molti versi, così come enormemente faticoso per altri... Quindi, la cosa che stonava era il termine da cui nasceva tutta la mia fatica: "allevare".
Cito da Wikipedia: L'allevamento è l'attività di custodire, far crescere ed opportunamente riprodurre animali in cattività, totale o parziale, per ricavarne cibo, pelli, pellicce, lavoro animale e commercio degli stessi. In tempi recenti sono sorti allevamenti allo scopo di fornire anche selezionati animali (cani, gatti, uccelli) da compagnia.
E mi rendo conto che io non voglio allevare proprio nessuno, perché è di questo che si tratta: un errore di comunicazione con se stessi.
E questa è la mia premessa per parlare dei capricci, si perché alla fine cosa diavolo sono questi benedetti capricci?
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(Questo post partecipa al BLOG TANK di Donna Moderna) |
Oggi mi dico che i comportamenti di mia figlia sono i suoi comportamenti, che fanno parte del suo percorso di crescita e le sono necessari per svilupparsi, mentre per me restano e sono uno specchio di me stessa e del mio stato emotivo.
Un grande uomo diceva "se vieni colpito devi reagire", quindi la cosa interessante è non essere lì dove il colpo cade.
Mi sono accorta in questi giorni se io non reagisco, se riesco a restare serena e ferme nelle mie intenzioni, se non carico di rancore il mio stato e sottraggo la mia attenzione a quel tipo di tensione emotiva anche mia figlia perde interesse per la provocazione e si rilassa.
Quindi proviamoci, proviamo ad essere un modello fermo e pacifico, a ricordarci che siamo dei contenitori, che possono accogliere il bello ed il brutto, trovando una direzione in tutto ciò che accade.
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